Dal mio primo soggiorno in Inghilterra tornai a casa con tre grandi amori: il crumble, la lavanda, e un appassionato giovanotto iberico che mi lasciò un mese dopo con una piagnucolosa lettera scritta su carta verdolina. Si chiamava Felipe, e fu prontamente rimpiazzato con un virgulto autoctono più facilmente frequentabile.
Non rimpiazzai invece né crumble né lavanda, giacché la mia passione giovanile, lungi dall'essersi sopita, si è trasformata negli anni in un amore maturo e ampiamente corrisposto. Del crumble vi ho già detto, anche se non finisce qui: ne ho ancora molti altri nel mio archivio-teiera di latta...
Ma quella della lavanda è una questione a parte, sospesa tra la cucina e il giardino. Per anni ho avuto in campagna una siepe che fioriva fino all'altezza delle finestre dello studio: aprivo le ante e ne sentivo il profumo. C'era un fantastico brulicare di vita attorno a quella fioritura: mi piaceva osservarla, concentrarmi sulle api e le farfalle che volavano lente nel caldo estivo. Le guardavo finchè la siepe non mi sembrava gigantesca, un universo che conoscevo foglia a foglia, in cui mi sentivo delle dimensioni di un insetto anch'io.
Questa poetica visione "macro" non fu proprio a costo zero: rimediai negli anni due punture di vespa e un pungiglione di calabrone in uno zigomo... ma volete mettere la soddisfazione di perdersi in una siepe di lavanda lunga dieci metri e sentirsi come Walter Bonatti nella foresta amazzonica?
La casa di campagna di adesso non ha siepi di lavanda: solo querce, cipressi, olmi e un ulivo. Non è ancora neanche una casa, nel senso che avrebbe bisogno di una generosa ristrutturazione. In compenso però è abitata da moltissimi insetti, e forse anche da qualche mammifero di quelli che preferirei non incontrare...
In attesa di piantare anche qui lavande a profusione, mi accontento di piccoli ciuffi violetti sul ballatoio di città. Ma basta che veda due bancarelle di fiori in una piazza per tornarmene a casa con qualche vaso dall'inconfondibile profumo. L'ultima volta un mese fa: quattro, di una varietà speciale che non potevo lasciare ad altri.
Le ho nascoste dietro il vaso del glicine, perché a casa sono tutti inferociti per via delle mie talee di rose antiche che sono diventate dei rigogliosi baobab. Quando mio marito le ha scoperte è sbiancato: "Non avrai intenzione di piantare anche queste? Non si passa più...!"
Così sono stata costretta a inventarmi che le avevo comprate per il terrazzo dell'altra casa: e a portarcele. Avete idea di cosa significhi viaggiare con un bagaglio a mano dal quale fuoriescono quattro piante di lavanda? Vi risparmio i dettagli sulla disposizione della biancheria...
Il finanziere dell'aeroporto stavolta ha spalancato gli occhi: "Signora, viaggia con la canapa indiana?" mi ha detto ridendo. "No, è Lavandula stoechas e produce effetti migliori: la provi!" e gliene ho offerto un rametto. Mi ha sorriso con la condiscendenza che si riserva agli inguaribili...
Ma che ci posso fare io, se la passione per la lavanda non si sopisce? Posso solo assecondarla, lasciarmi andare e perdermi... Come con il crumble. E con il cioccolato, le vellutate, il pane fatto in casa, le alzatine vintage, le rose antiche... e tutti i miei tanti amori.
Ora sapete anche questo: che sono una libertina, ma fedele. A meno che non mi si lasci per posta su carta da lettere verdolina...
INGREDIENTI (per 20 biscotti)
farina bianca 00: 50 gr
farina di riso: 50 gr
cassonade (o zucchero di canna): 40 gr
burro: 50 gr (freddo di frigorifero)
uova: 1
fiori di lavanda essiccati: 2 cucchiaini (non trattati, per uso alimentare)
semi d'anice: 1 cucchiaino
Mettete tutti gli ingredienti secchi nel mixer e azionatelo per un paio di secondi (giusto il tempo di tritare appena i fiori di lavanda e miscelare le farine).
Poi aggiungete l'albume (tenete il tuorlo per la spennellatina finale) e il burro freddo a cubetti: azionate ancora, 5-6 volte ma per pochi secondi, e poi raccogliete l'impasto con le mani (non dovete lavorarlo, se rimangono dei pezzetti di burro che si vedono, tanto meglio).
Dategli la forma di una palla schiacciata, trasferitelo in una ciotola, sigillate con la pellicola e mettetelo in frigo per un'ora.
Accendete il forno a 180°. Stendete l'impasto con il matterello sul piano di lavoro leggermente infarinato, ritagliate i biscotti e appoggiateli su una teglia da biscotti rivestita di carta forno. Quando avrete terminato, spennellateli appena (manina delicata, mi raccomando...) con il tuorlo diluito in mezzo bicchiere di latte e cospargeteli di zucchero.
Mettete la teglia in frigo per mezz'ora (biscotti più croccanti...), poi infornate per una decina di minuti. Togliete i biscotti dal forno non appena li vedete cambiar di colore: non fateli diventare marroncini, sennò vi perdete il gusto di servirli alle amiche presentandoli come frollini "bleu lavande"...
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La forma e la sostanza
Dopo innumerevoli esperimenti con stampi diversi, ho capito che questa è "la forma" che preferisco per i miei biscotti alla lavanda. Non c'è nulla da fare: se uso una forma piena, senza buchi, mi pare che perdano di fragranza e che il profumo si avverta meno... Forse è solo una scusa per usare la mia ultima trouvaille da un euro, uno stampino mezzo rotto e stortignaccolo che però mi diverte da morire. Ma voi fate come volete: se li fate a casa vostra questi non saranno più i miei biscotti...
Volete darvi alla pittura? Mano leggera, please...
La spennellatura con tuorlo d'uovo è un must per molti biscotti e lievitati. Serve a dare colore, a lucidare, a "incollare" semi e granelli di zucchero... insomma: pare che a non farlo si rimedi il titolo di campione dei cuochi pigri.
Ma il tuorlo d'uovo in cottura forma una specie di corazza marroncina che imprigiona biscotti e brioches, appesantendo i primi e impedendo alle seconde di lievitare a dovere. In più, puzza d'uovo...
Onde per cui, non mi sogno di concorrere al titolo di campione dei cuochi pigri rinunciando a spennellare dolcetti e lievitati (anche perché le coperture di semini mi divertono un mondo...), ma allungo il tuorlo con una quantità di latte che supera sempre di gran lunga quella indicata nelle ricette "serie".
Perciò non vi sembri troppo quel mezzo bicchiere per un tuorlo: io, a volte, lo diluisco anche di più... e vi garantisco che funziona lo stesso! Colora, lucida, incolla... ma con garbo. E allora spennellate pure, gioiosi e divertiti, ma con mano leggera: solo una velatura, imperfetta e trasparente come un cielo d'aprile...
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